Davide Grazioli (Milano 1972)

Davide Grazioli (Milano 1972) esperto di relazione d’aiuto e sviluppo personale con un percorso decisamente atipico che parte dal modo dell’arte. Dagli inizi il suo approccio nomade e interdisciplinare alla ricerca sul sé ed al cammino di consapevolezza lo ha portato a lavorare con linguaggi e in paesi diversi. In quegli anni il suo lavoro si è espresso con mezzi sempre diversi dalla pittura al ricamo, dalla scultura al video fino a sconfinare nel fashion design sostenibile, nell’attivismo ambientale, nella social-art per arrivare infine al counseling e alla formazione per lo sviluppo personale.

Al centro della sua ricerca si pone la metafora del viaggio come trasformazione personale e ricerca spirituale. Negli anni questo tema si è legato a doppio filo nella ricerca di Grazioli, in modo sempre più inscindibile con il tema ambientale. E proprio come il viaggio sottrae al viaggiatore una parte dell’individualità per permettergli di assorbire l’altro e l’altrove, il lavoro di Grazioli, in costante divenire, incorpora molteplici identità. La personalità composita di questo artista e formatore non è dunque riconducibile alla sua mera provenienza geografica, quanto piuttosto al suo costante inanellare esperienze diverse e distanti, scegliendo di realizzare i suoi lavori di volta in volta in luoghi differenti. Nel 1998 diventa assistente di Aldo Mondino (Torino 1938-2005) incontro che stimola ulteriormente l’amore di Grazioli per il viaggio e l’oriente in particolare. Questa continua ricerca dell’ambivalenza e dell’ubiquità ha condotto Grazioli a sollevare domande sulle grandi transizioni a cui ha assistito, siano esse relative alle identità culturali, spirituali o ambientali. Grazioli sembra chiedersi incessantemente cosa venga salvato e cosa venga distrutto nella frenesia contemporanea, operando una costante messa in discussione dell’idea di confine e di identità.

L’approccio artistico assimilativo ed inclusivo di Grazioli, maturato grazie ai suoi continui spostamenti, lo ha indotto ad occuparsi di temi e progetti trans-culturali in cui media e linguaggi sono parte integrante e spesso non ripetibile del singolo lavoro. E’ questo il caso ad esempio di un lavoro “Hoarding painters on tin” sui e coi pittori di insegne di Chennai (Tamil Nadu – India) che lo ha portato nel 2003 a collaborare con un gruppo di artigiani, destinati a rimanere senza lavoro perché superati dalle nuove tecniche di stampa digitale.

Questo lavoro, uno dei primi con una prospettiva di social art, fotografava idealmente la soglia tra il passato e il futuro. E’ ancora una volta il confine tra frammenti di realtà inconciliabili, come quello tra la vita urbana e la vita della foresta, quello a cui si riferisce il lavoro del 2005-2006 in cui l’artista ha rappresentato gli animali in via di estinzione, realizzando una serie di sculture combustibili in incenso biologico riunite in una installazione/rituale dallo spirito apertamente ambientalista dal titolo “Sanctuary”. Anche in questo caso coinvolgendo la comunità locale dedita alla produzione di incenso biologico (Pondicherry – India). O ancora come nella serie di bandiere ricamate raffiguranti tigri, realizzate in collaborazione con un team di ricamatori musulmani per realizzare insieme l’installazione dal titolo “Preghiera per la tigre”, citazione delle bandiere da preghiera buddista. Questa installazione metteva nuovamente l’accento sul tema dell’impermanenza, della transitorietà, ma anche sull’impatto umano sull’ambiente. A questo lavoro si è aggiunta alla fine del 2006 la serie di “ricami smagliati” realizzati in Vietnam, in cui delicate immagini di alberi sacri, asceti ed animali portano i segni di una violenta aggressione. Anche la serie di sculture in cartapesta a forma di divinità trans-culturali create nello slum di Chennai appartengono allo stesso periodo.

Dopo aver lavorato tra il 1999 ed il 2006 prevalentemente in India e Vietnam, Grazioli si trasferisce a Berlino nel 2007, ma continua di fatto a spostarsi e lavorare tra l’Europa l’India ed il sud est asiatico.

La tematica dell’ambiente e della sostenibilità torna prepotentemente al centro del lavoro di Grazioli proprio in quell’anno, quando problemi di salute derivanti dall’inquinamento Indiano lo inducono a realizzare “Before We Go”, l’installazione presentata in India, in cui trentatré teschi umani fatti di incenso biologico, mirra e oro poggiano, come in un rituale, su un letto di fiori di loto. Sono sempre inerenti al tema dell’ambiente “Waste”, il primo video dell’artista realizzato alla fine del 2007 e la serie di ricami smagliati del 2008 in cui figurano cartine geografiche, correnti oceaniche, i poli Artico ed Antartico, piante e pesci sacri reduci da un’aggressione che minaccia di disintegrarne l’immagine. Ma il senso di perdita non è l’unico risultato di questo costante guardare il mondo in transizione.

Spesso emerge nei lavori di Grazioli la sensazione di fertilità che scaturisce dal continuo scambio culturale: oriente e occidente, passato e presente, spiritualità e materialismo.

Qualche anno più tardi l’impegno di Grazioli sul fronte ambientale e la passione per il tessuto si sono riuniti in una esperienza che lo ha visto lavorare come designer per la creazione di collezioni di abbigliamento biologico ed etico-sostenibile. Dapprima in india con l’attivista per i diritti delle tribù e stilista Prabha Nagarajan e dal 2008 in Etiopia per la realizzazione di Banuq un Label di moda eco-sostenibile e fair-trade al fianco di Mauro Pavesi e Marina Spadafora. La prima collezione di Banuq è stata presentata alle sfilate di AltaRoma un evento reso possibile da ITC (international Trade Center, organizzazione operativa delle Nazioni Unite).

Dal 2011 al 2015 l’artista ha diretto Atelier Awash, label da lui fondato per la prima collezione di abbigliamento sostenibile e biologico con filiera interamente italiana.

Nel 2015 Grazioli ha collaborato alla realizzazione del film australiano “The space between” vestendo i protagonisti maschili con i capi biologici della sua collezione.

Nel 2016 Grazioli si è dedicato ad una nuova serie di ricami smagliati con l’usuale sovrapposizione del tema spirituale ed ambientale, per la prima volta accostati alle uniformi up-cycled del suo “Field Jacket Project”.

Nel 2013 lascia Berlino per trasferirsi a Udine e dove inizia a collaborare attivamente col collettivo artistico di arte sociale DMAV. (Dalla Maschera Al Volto).

Negli ultimi anni della ricerca artistica di Grazioli l’ambivalenza tra la sensibilità ambientale e la ‘necessità’ di creare nuovi oggetti iniziava a stridere in maniera sempre più importante. E se dapprima questa lacerazione emergeva sotto forma di opere d’arte aggredite, smagliate e danneggiate, che parlavano dell’ambiente e dell’identità a rischio, negli ultimi lavori era diventata l’opera stessa ad essere messa in pericolo (ad esempio pronta ad essere bruciata come nel caso delle sculture d’incenso che venivano bruciate) arrivando quindi a mettere in discussione l’esistenza fisica dell’opera d’arte stessa e del suo processo di produzione. E’ proprio grazie a questa spinta a ‘bypassare l’oggetto’ e a lavorare direttamente sulla società senza mediazione che Grazioli ha iniziato ad elaborare un nuovo modo di portare il suo contributo.

In particolare, dal 2014 al 2017 l’interesse da sempre centrale di Grazioli verso i temi legati alla cura, alla relazione d’aiuto ed al cammino di consapevolezza del Sé lo hanno portato a conseguire il Master triennale in Process Counseling SPC (Trieste) allo scopo di condurre laboratori di counseling creativo e sviluppo personale perché l’arte possa diventare l’ambiente facilitante per l’individuo e la comunità verso il cambiamento.

Dal 2016 al 2018 ha frequentato il corso triennale e conseguito il titolo di operatore Somatic Experiencing (Somatic Experiencing® Pratictioner certificato SEP) uno strumento psico-corporeo volto alla rinegoziazione dal trauma.

Nel 2018 ha conseguito la Laurea Magistrale in Relazioni Pubbliche presso IULM (Milano) con una tesi nel dipartimento di Psicologia incentrata sul Somatic Experiencing e le tecniche psico-corporee per il superamento delle esperienze traumatiche.

In questi anni ha collaborato come docente e counselor con DOF Consulting e Process Counseling School in equilibrio tra le figure di artista, counselor e di formatore.

Sempre nel 2018 ha conseguito la certificazione SI.Co come Professional Counselor.

Dal 2019 continua ad affiancare la sua attività individuale di Counselor/Coach e Operatore Somatic Experiencing ai lavori su famiglie, gruppi e sulle comunità aziendali in collaborazione con Dof Consulting che lo vedono impegnato, tra gli altri, su temi come la gestione del conflitto e lo sviluppo dei talenti personali.

Attualmente oltre a lavorare stabilmente come Counselor, Coach ed Operatore Somatic Experiencing, ha progettato e condotto seminari su temi come: la gestione del conflitto, il team building, il counseling, il public speaking, la esplorazione dei talenti, le soft skills, come intercettare gestire la violenza di genere, il management dello stress e le tecniche di autoregolazione. I workshop oltre ad utenti singoli sono stati diretti a supporto di scuole, ospedali, organizzazioni sanitarie, aziende, squadre sportive, atleti ed allenatori professionisti.

Tra il 2019 e il 2020 ha continuato il suo percorso di formazione presso l’istituto Somamente di Milano con il corso NARM (Neuro Affective Relational Model ideato da Lawrence Heller) approfondendo le tematiche dell’attaccamento e della relazione.

Oggi Davide vive e lavora in italiano e in Inglese tra Udine e Milano e in sessioni online.